Premessa:
La domanda più importante della vita, dalla cui risposta tutto dipende, non è
“cosa mi piace?”, “di che cosa ho voglia?”, ma... “che cosa è vero?”.
Questo è l’atteggiamento più intelligente nei confronti della propria vita,
perché la realtà - anche la realtà della nostra vita e il suo significato - non
dipende da quel che pensiamo noi (soggettivamente), ma è quella che è
(oggettivamente). Per cui la mia vita si realizzerà pienamente solo se seguirò
ciò che è vero (verità), non ciò che mi invento (opinione soggettiva).
Una vera amicizia, anche tra noi, è data soprattutto non dal condividere
semplicemente una coabitazione o certi momenti di svago o di studio, ma
dall’aiutarci vicendevolmente a cercare le risposte vere ai quesiti più decisivi
della vita. Pensare invece che tutto sia solo opinabile, cioè che non esista o
non possiamo conoscere quella verità oggettiva uguale per tutti e al di sopra di
tutti, non inventabile ma scopribile, significa fondamentalmente rassegnarci ad
affiancare semplicemente gusti e opinioni, senza in fondo mai capirci e poter
dialogare davvero.
Quella di stasera vuol essere una prima provocazione a cercare; più che dare
delle risposte vogliamo aiutarci a impostare bene le domande.
1) Perché credere?
La provocazione che ci viene dal cristianesimo è fortissima ed unica; non ha
equivalenti neppure nelle altre religioni. Anzi, in senso stretto il
cristianesimo non è neppure una “religione”, se per religione si intende
semplicemente una relazione con la divinità, una dottrina di fede con una
morale. Il cristianesimo è infatti anzitutto una notizia (appunto “Vangelo”, dal
greco), cioè la notizia di un singolarissimo avvenimento storico, di cui abbiamo
testimonianze ancora più certe di altri fatti storici. E’ l’annuncio che 2002
anni fa (significativamente infatti contiamo gli anni prima e dopo quell’evento)
è accaduto qualcosa di inimmaginabile, che cambia tutta la vita: Dio stesso
(quello che poco o tanto intuiscono le religioni, quello la cui esistenza era
stata scoperta anche dai massimi filosofi, quello stesso Dio che aveva già
parlato agli Ebrei) si è reso presenza fisica in mezzo a noi, prendendo tutta la
natura umana, per permettere ad ogni uomo di partecipare per sempre alla Sua
stessa vita. Il “caso” Gesù di Nazareth, il Cristo, è infatti unico; potremmo
dire una “pretesa” unica. Il cristianesimo è infatti annuncio e dono non di una
dottrina, ma di una persona: l’unico uomo-Dio. Prova suprema della sua divinità
è stata la sua resurrezione, cioè la vittoria definitiva sulla morte.
Perché anzitutto dovrei interessarmi a Cristo, fino a credere in Lui?
Potremmo dire anzitutto semplicemente: perché è un fatto, un avvenimento.
Il bello di un fatto è che non dipende da me, dalla mia opinione, dai miei gusti
o voglie. Se è accaduto, è accaduto, e non posso farci niente. L’unica domanda
seria è eventualmente vedere se è realmente accaduto o no, che cosa è realmente
accaduto o cosa potrebbe essere stato inventato; ma questo riguarda qualsiasi
fatto storico; ed è possibile farlo anche sul “caso” Cristo1.
Cosa c’è in gioco?
Se Cristo è risorto, se quindi è Dio-fatto-uomo, allora qui ci troviamo di
fronte non ad una teoria tra le tante, in cui eventualmente scegliere qualcosa a
piacimento, ma è la verità assoluta (Dio infatti non può sbagliarsi).
In Cristo si rivela allora pienamente il senso della nostra vita, il significato
di ogni cosa della vita.
Cristo ha promesso che ritornerà nella gloria e tutto sarà sottoposto al suo
“giudizio”.
L’uomo è chiamato all’eternità (questo non dipende da noi); ma se sarà
un’eternità infinitamente felice (partecipando alla vita di Dio) o infinitamente
disperata (inferno), dipende dalla nostra libera adesione o rifiuto di Lui, che
è la “via, la verità e la vita”(Gv 14,6).
C’è dunque in gioco non solo la bellezza e la verità della vita presente, ma il
nostro personale destino eterno. Non ci sarà un’altra vita per poter cambiare:
ci giochiamo tutto qua, su questa domanda.
E’ una sfida totale, una scommessa su tutto (come direbbe B.Pascal): non si
tornerà indietro.
2) Perché non credere?
Nonostante che siamo fatti per questa felicità e vita infinite; e nonostante che
abbiamo, se vogliamo fare una ricerca seria, assai più motivi ragionevoli per
credere piuttosto che non credere, non ci nascondiamo che possiamo essere
tentati di non credere, oggi forse più che mai.
Proviamo a vedere qualche motivo.
perché voglio essere libero.
In realtà la libertà è una straordinaria capacità che Dio ci ha dato, affinché
siamo responsabili di quello che facciamo (e quindi con meriti o colpe). Dio ci
ha dato la libertà e non ce la toglie, perfino se ci facessimo del male. La
libertà non è però il capriccio di fare semplicemente quello che si vuole, anche
perché la libertà non può nulla contro la verità. Potremmo dire che la libertà
sta alla verità come le gambe stanno alla strada: la libertà di andare fuori
strada indica un difetto, un uso sbagliato della stessa libertà. Quindi tanto
più sono nella verità, tanto più sono libero (cfr. Gv 8,32).
perché non mi va, non mi piace, non lo sento.
Abbiamo osservato che questo non può essere il criterio della vita. Come la vita
stessa col tempo ci insegna, ciò che ci edifica, che ci realizza davvero, non
coincide sempre con quello che immediatamente ci piace.
perché è difficile.
Certamente è più facile lasciarsi andare e vivere secondo la voglia del momento;
ma abbiamo appena detto che questa non è la posizione più intelligente
dell’uomo. Seguire Cristo non è certamente facile, lui stesso ha detto che la
“porta” che conduce alla vita è “stretta” ed occorre uno sforzo, oltre alla sua
grazia (Lc 13,24); tanto più che, dal “peccato originale” in poi c’è in noi
anche una resistenza, una fatica ed una tentazione diabolica contraria al
cammino della verità, pur essendo fatti per questo.
perché non vedo cosa c’entra con la vita.
La fede, come vedremo in seguito, non è un dato acquisito una volta per sempre:
occorre conoscere sempre meglio la verità che è Cristo e cercare di farne anche
sempre più esperienza. Per questo, se si rimane con qualche nozione
superficiale, non si capisce cosa la fede implichi e cosa cambi nella vita
concreta di un uomo. Una fede superficiale, staccata dalla vita, rischia di
essere smarrita.
perché qualcosa o qualcuno mi ha scandalizzato.
Molte volte ci sono pregiudizi contro la fede e contro la Chiesa, spesso
appositamente orchestrati per farci perdere la fede. Dobbiamo allora essere più
informati su come stanno realmente le cose (ad esempio su certe questioni
storiche). Se poi noi abbiamo fatto qualche incontro con cristiani che
effettivamente ci hanno scandalizzato, dobbiamo cercare di capire che sarebbe
stupido precluderci il cammino della vita eterna perché c’è qualcuno che non è
coerente col Vangelo (potremmo banalmente dire: peggio per lui!). La verità
infatti rimane quella, anche se chi me l’annuncia non la vivesse.
perché c’è il male nel mondo.
Questo è uno dei problemi più difficili. Qua diciamo solo che il vero male del
mondo è il male morale, cioè quello fatto dagli uomini; e questo è proprio il
frutto della disobbedienza a Dio, cioè il frutto di un abuso di libertà (che
Dio, abbiamo detto, continua a rispettare, salvo il giudizio finale).
1
Vedi ad esempio le indagini riportate in tre celebri testi
(tradotti in tutto il mondo) di V.Messori: “Ipotesi su Gesù” (SEI, 1976), “Patì
sotto Ponzio Pilato” (SEI, 1992) e “Dicono che è risorto” (SEI, 2000).